Il tempo, si sa, è tiranno: ci costringe spesso a fare corse incredibili nel ritmo frenetico di giornate ricche di impegni, ma povere di gratificazioni, e non di rado ci regala, a sera, la frustrante sensazione di avere in parte sprecato la giornata se non siamo riusciti a fare tutto ciò che volevamo.
Poi arriva un giorno la richiesta di una sostituzione in ospedale, e con un difficile gioco degli incastri cerco di ritagliarmi due/tre ore nel cumulo degli impegni familiari quotidiani, che ancora non mi permettono di tornare in servizio regolarmente. Con fatica e … sempre di corsa, parto per l’ospedale, talvolta domandomi se abbia senso tutto questo correre. Mi interrogo, ma la risposta, ragionata, è sempre un sì: vale la pena! Senza il dono del tempo la vita per me non avrebbe senso.
Infilo il camice, cambio le scarpe, tolgo l’orologio e lo metto in tasca, determinata a non guardare mai l’ora durante i colloqui con i malati; esco dallo spogliatoio un po’ preoccupata per ciò che troverò in reparto; mentre salgo con l’ascensore penso al signor Alfonso, a come starà oggi, e a Maria: chissà se è andata a casa. Mentre varco la soglia del reparto, succede un piccolo miracolo: non c’è più la fretta, l’affanno delle cose da fare; il tempo si trasforma, e da tiranno diventa amico, risorsa preziosa per noi volontari,al contrario di medici e infermieri, sempre indaffarati e un po’ affannati.
Mi sento ricca di tempo da regalare a chi soffre. Appena entro nella prima stanza e mi avvicino al letto con un sorriso, dimentico l’orologio, vivo il momento presente: adesso per me conta solamente essere tutta “ orecchi e cuore”, per ascoltare la voce di questo fratello malato, per leggere i messaggi del suo corpo e capire cosa mi dicono occhi angosciati, sguardi assenti, mani nervose,dita incrociate, spalle ricurve.
Eccolo qui il miracolo: non corro, non mi agito, starò accanto a Maria, che è ancora qui, e a Gianna che è appena arrivata, piena di male e di paura.
Mi siedo accanto al letto, e dico ad Alfonso, con le parole e con i gesti: sono qui per te, non ti lascio, raccontami se vuoi, qualcosa di te, come ti senti oggi. Starò accanto a te quanto vorrai, e come vorrai, con una stretta di mano, con tenerezza, con leggerezza e con una storia da raccontarti se ne hai voglia; oppure starò in silenzio per ascoltarti, se vuoi parlarmi , se ne senti il bisogno.
Sono qui per te, io non ho fretta!
Annamaria Roccato